Cos’è il Gioco Interiore?

Il Gioco Interiore è quello che accade nella nostra testa nelle più diverse situazioni della nostra vita. Il padre dell’Inner Game definisce il Gioco Interiore quel che ci permette di agire.

Il Gioco Interiore è un processo che si accende nella nostra testa, perlopiù in modo automatico e inconsapevole, in molteplici momenti della vita e che diventa più strutturato con il tempo e le esperienze. Di fatto è un Gioco, a volte più sommesso, altre più chiassoso, che si verifica a livello mentale tra due parti, chiamate rispettivamente Sé1 e Sé2.

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Il Gioco Interiore,

in inglese Inner Game

Viene paragonato a una partita, in cui, di fatto, ci sono un vincitore e un vinto tra i due Sé e il cui esito può determinare la riuscita delle nostre performance, il nostro modo di reagire e agire di fronte ai problemi, alle sfide e quant’altro.

Avere consapevolezza del Gioco Interiore, conoscerlo e sapere come avviene significa iniziare a prendere consapevolezza di esso. Imparare ad ascoltarsi e ad ascoltare il Gioco Interiore è il primo passo per imparare a orchestrare questa partita che si svolge nella nostra testa.

Sapere come gestire il Gioco Interiore significa tantissime cose che convergono in un risultato principale: la capacità di non lasciarsi gestire dai pensieri ostacolanti e dal giudizio.

L’origine del Gioco Interiore

Cos’è il Gioco Interiore? Da cosa trae origine? È importante, per comprendere appieno cos’è il Gioco Interiore, conoscere la genesi di questo studio.

Il Gioco Interiore è un’intuizione nata in ambito sportivo a opera di un insegnante di Tennis: Timothy Gallwey.

Ad oggi, Timothy Gallwey, insieme a John Whitmore, è considerato uno dei due Padri del Coaching. Di fatto, non solo diede un ampio contributo al Coaching in ambito sportivo, ma è merito suo se, in breve, il Coaching divenne anche un importante riferimento nel campo del Business.

Da quanto detto, è facile comprendere quanto il Gioco Interiore sia un aspetto importante non solo in ambito sportivo.

Durante un anno sabbatico dai suoi impegni di lavoro, mentre era intento alla sua attività come allenatore di Tennis, Tim Gallwey notò che i suoi allievi non stavano giocando solo una partita sul campo, ma sembravano star giocandone anche una nella loro testa, così intensa da coinvolgere parte della loro attenzione e da incidere sulla prestazione.

In particolare, si rese conto che i precetti che dava loro creavano una tensione che faceva perdere al gioco godibilità, senza neanche convertirsi in insegnamento.

Per farla breve, la partita sul campo diventava una gara con se stessi per fare come l’allenatore si aspettava, come il giocatore stesso pretendeva da sé.
Tim Gallwey decise di cambiare metodo, di lasciare fare. Si trattava di mostrare, ad esempio, come tenere la racchetta, come colpire la palla e poi lasciare che il giocatore ripetesse quei gesti, che facesse in base a quanto sentiva di saper fare, senza lasciarsi annichilire da nozioni e aspettative.

In particolare, Tim Gallwey notò che un modo per tenere a bada il Gioco Interiore era chiedere al giocatore di focalizzare l’attenzione su aspetti esterni, come la superficie della palla, il respiro e via dicendo… In modo da distrarlo in particolare dalla voce del Sé1, il Sé pensante e giudicante.

Quello che Gallwey voleva era innanzitutto riportare l’attenzione del giocatore sul qui e ora, così che non si preoccupasse dell’eventuale risultato, ma solo del momento. Inoltre, gli interessava che i giocatori rimparassero a imparare, facendo dell’apprendimento e della performance momenti piacevoli, non solo un motivo di ansia, stress e giudizio.
Quello che Gallwey cercava di insegnare era fare in modo che il Sé1 lasciasse posto al Sé2, il Sé pensante e agente, ben conscio del suo sapere e in grado di metterlo in atto.

La Formula del Gioco Interiore

Per capire che cos’è il Gioco Interiore si può fare riferimento al modo in cui è stato sintetizzato attraverso un’equazione, nota come Formula del Gioco Interiore.

In questa formula sono presenti due importanti elementi: il Potenziale e l’Interferenza.

In pratica, la Performance è il risultato del Potenziale individuale sminuito dalle interferenze.

Le interferenze sono tutti quegli elementi che fanno rumore durante la prestazione: dai consigli ai giudizi, dalle paure al raccontarsi scenari carichi di aspettative, proprie e altrui.
Le interferenze, in qualche modo, fanno la differenza nel risultato finale più di quanto potrebbero le reali possibilità dell’individuo. Questo perché tolgono vigore, credibilità e, quindi, efficacia al Potenziale.

Da quanto osservato, Gallwey trasse la Formula del Gioco Interiore:

Performance = Potenziale – Interferenze.

Potenziale Interiore

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L'Importanza del Gioco Interiore nel Coaching

Conoscere e gestire il Gioco Interiore è importante, e lo è in ogni situazione: nello sport, nel lavoro, nel rapporto con gli altri, in quello con i propri familiari, nei momenti di difficoltà, per se stessi…

C’è tanto da dire e da imparare su questo argomento, e ogni cosa torna utile alla crescita personale, alla maturazione della consapevolezza, all’autostima, al benessere in generale.

Il Sé1 è la componente culturale del Gioco Interiore. Basa il suo dialogo sul giudizio, sul pensiero diffuso, sul luogo comune, sulle paure più frequenti, come quella del fallimento, in modo perlopiù acritico. Se anche le affermazioni ci sembrano buone, come “Questa volta sei stato proprio bravo”, in realtà c’è una tensione verso questa asserzione, uno stress che la precede e che ne consegue quando ci si trova in una situazione simile e si teme di non fare altrettanto bene.

Il Sé2 è la componente naturale. È ciò che possiamo essere e siamo, quello che sappiamo fare, il nostro potenziale, a prescindere da opinioni e punti di vista.

Saper gestire il Gioco Interiore significa tante cose. In primis, permettere al Sé2 di venire fuori, di fare, di imparare e dare forma a quanto imparato. Saper gestire il Gioco Interiore significa portare all’esterno il proprio potenziale senza interferenze. Significa poter conoscersi. Significa poter affrontare le sfide e le novità senza essere frenati, senza essere ostacolati. Significa ottenere una performance libera da intralci, riuscendo a stare concentrati e senza perdere di vista il piacere di fare.

La gestione del Gioco Interiore

Compreso cos’è il Gioco Interiore e come si è arrivati a parlarne, è bene tornare sul valore della gestione del Gioco Interiore: perché è importante imparare a gestire il Gioco Interiore?
Perché il nostro Gioco Interiore, se ignorato, nel senso che non se ne ha conoscenza, e se non gestito può diventare affannoso, ostacolante e confonderci sulla realtà delle cose.

Impariamo guardando, ascoltando, facendo. Il nostro Sé2 sa fare tante cose e sa impararne molte di più. Tutto sta a lasciarlo fare, evitando che il parlottio del Sé1 lo annichilisca, fino a spegnere il nostro potenziale.

L’apprendimento è un percorso continuo, a volte impariamo cose nuove, a volte rimpariamo cose che già conosciamo. A volte si tratta di imparare a imparare, perché il modo in cui apprendiamo le cose può diventare meccanico, finalizzato solo al risultato finale, una questione personale che toglie divertimento e piacere al fare.
Il modo migliore per fare è fare con consapevolezza delle proprie capacità. Il modo migliore per continuare a fare è mantenere il piacere per tutto il percorso, non solo quando raggiungiamo l’obiettivo prefissato.